Aramatle-qo[1] (fl. 580 a.C. circa) è stato un sovrano del regno di Kush.
Aramatle-qo era figlio e successore del re Aspelta e della regina Henuttakhebit.
Ebbe svariate spose[2]:
- Atamataka, la cui piramide si trova a Nuri (Nu. 55). Uno scarabeo del cuore a suo nome è stato rinvenuto nella tomba Nu. 57;
- Piankh-her, sepolta a Nuri (Nu. 57);
- Akhe(qa?) era una figlia di Aspelta e possibilmente di Henuttakhebit, sarebbe quindi potuta essere una sposa-sorella di Aramatle-qo. Venne sepolta a Nuri (Nu. 38);
- Amanitakaye era una figlia di Aspelta e sposa-sorella di Aramatle-qo. Fu la madre del successore al trono di Nubia, Malonaqen. Venne sepolta a Nuri (Nu. 26) ed è nota da una ushabti ed altri oggetti funerari;
- Maletasen è nota da una ushabti. Fu sepolta a Nuri (Nu. 39).
Aramatle-qo è noto innanzitutto dalla sua piramide, la Nu. 9 della necropoli di Nuri. Da qui proviene anche un pezzo di collana d'oro recante i suoi cartigli, che poteva essere appartenuta a lui stesso oppure ad un membro della sua corte.
Il suo nome è attestato anche su di un oggetto votivo proveniente da Meroe[3].
Sulla falsariga degli antenati della XXV dinastia egizia, molti dei successivi re di Nubia adottarono la titolatura reale egizia. Aramatle-qo non fece eccezione[4][5]:
Titolo
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Traslitterazione
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Significato
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Nome
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Traslitterazione
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Lettura (italiano)
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Significato
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ḥr
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Horo
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nbty (nebti)
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Le due Signore
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ḥr nbw
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Horo d'oro
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nsw bjty
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Colui che regna sul giunco e sull'ape
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Wadjkara
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Persistente è il ka di Ra
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s3 Rˁ
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Figlio di Ra
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Aramatle-qo
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- ^ Derek A. Welsby, The Kingdom of Kush, British Museum Press, 1996. p.207
- ^ Dows Dunham and M. F. Laming Macadam, Names and Relationships of the Royal Family of Napata, The Journal of Egyptian Archaeology, Vol. 35 (Dec., 1949), pp. 139-149
- ^ László Török: Meroe City, an Ancient African Capital, London 1997, S. 236-39, ISBN 0-85698-137-0
- ^ László Török, The kingdom of Kush: handbook of the Napatan-Meroitic Civilization
- ^ Nicolas Grimal, Storia dell'antico Egitto, 9ª ed., Roma-Bari, Biblioteca Storica Laterza, 2011, p. 612, ISBN 978-88-420-5651-5.