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Utente:Die Dichter/Sandbox
Faust. Una tragedia (1808)
[modifica | modifica wikitesto]Faust. Eine Tragödie (conosciuta in italiano con il titolo di Faust. Una tragedia; oppure Faust. La prima parte della tragedia; o solamente Faust) è una tragedia in versi di Johann Wolfgang von Goethe. Il dramma viene considerato come la Magnum Opus di Goethe, ed è, perciò, una delle opere massime della letteratura tedesca. Pubblicata nel 1808, la tragedia si basa sulla storia di un antico e noto alchimista: Johann Georg Faust. Goethe, prendendo spunto dal Faustbuch (libro di Faust) di un certo Christlich Meynenden (in un edizione del 1725, che il giovane Goethe lesse), iniziò a lavorare sulla storia nei primi anni 70' del 1700. Dopo la pubblicazione della prima parte della tragedia, Goethe non riprese il lavoro sul Faust fino al 1825, anno in cui iniziò a redigere la seconda, e finale, parte del Faust.
Personaggi
[modifica | modifica wikitesto]- Dottor Heinrich Faust: dottore di Teologia e Giurisprudenza
- Mefistofele
- Margherita (anche chiamata Gretchen o Grete): giovane donna
- Marta Schwerdtlein: vicina di casa di Margherita
- Valentino: fratello di Gretchen
- Wagner: Famulus (studente/apprendista) di Faust
- Strega
- Studenti
- Frosch, Brander, Siebel, Altmayer: studenti di Lipsia, facenti parte di una confraternita studentesca; presenti all'interno della scena "La Cantina di Auerbach a Lipsia"
- Lieschen: amica di Margherita
- Direttore del Teatro (identificato, in certe rappresentazioni, con la figura di Dio)
- Poeta (identificato con il personaggio di Faust)
- Attore Comico (identificato con il personaggio di Mefistofele)
- Raffaele, Gabriele, Michele: i tre Arcangeli
- Il Signore: Dio
- Spirito della terra: uno spirito elementale
Inoltre: Coro di Viandanti; Coro di Fedeli; Coro di Borghesi, Studenti, Soldati, Contadini; Coro di Streghe, Fantasmi, Animali, figure della Notte di Valpurga; Voce dall'Alto; un Barboncino.
Contenuto
[modifica | modifica wikitesto]La trama della prima parte del Faust combina la "Tragedia degli Studiosi" (tragedia dello studioso Faust), e la tragedia di Margherita "Gretchentragödie".
Panoramica
[modifica | modifica wikitesto]Heinrich Faust, come la sua controparte storica, è uno studioso che ha raggiunto i limiti della conoscenza umana e tangibile. I suoi desideri di sapienza, uniti al fatto che Faust stesso, come insegnante, dottore di teologia e di giurisprudenza, venga rispettato solo per i suoi titoli e per la sua conoscenza, fanno sì che la sua vita, raggiunto un certo limite, gli causi infinita angoscia e disprezzo: come scienziato, gli manca una visione profonda del mondo e, con questo, non riesce ad ottenere risultati utili; come persona sensibile e umana, invece, è incapace di ottenere i "piaceri" della vita stessa. Divenuto stanco e depresso, Faust, dopo un primo tentativo di suicidio e una seguente "rivelazione" (ottenuta dopo avere sentito il suono della campane di Pasqua), fanno sì che lui stringa un patto con Mefistofele (servitore di Lucifero). Se Mefistofele sarà in grado di dargli un piacere così forte da non farlo più muovere dal letto del riposo (siglato dalle parole: "Arrestati! Sei così bello!"), la sua anima potrà essere concessa al Diavolo. Così, Faust e Mefistofele stringono un Patto. Mefistofele, oltre ad avere i poteri infernali dalla sua parte, è dotato di carisma e di intelligenza, e per questo sarà capace di prodigarsi senza difficoltà nell'esaudire gli appetiti di Faust che, come nota il Diavolo stesso, sono insaziabili.
Presentazione dettagliata
[modifica | modifica wikitesto]La trama della tragedia (titoli delle scene secondo Goethe; dettagli e citazioni in Corsivo).
Introduzione (Dedica; Prologhi)
[modifica | modifica wikitesto]Dedica
[modifica | modifica wikitesto]«Avvicinatevi ancora, ondeggianti figure apparse in gioventù allo sguardo offuscato. Tenterò questa volta di non farvi svanire? Sento ancora il mio cuore incline a quegli errori? Voi m'incalzate! E sia, vi lascerò salire accanto a me dal velo di nebbia e di vapori.»
(Goethe, Faust, vv: 1-6)
La dedica, scritta nel giugno del 1797 (pochi giorni dopo che Goethe aveva iniziato di nuovo, su incitazione di Schiller, il Faust), richiama alla mente di Goethe tutte le amicizie del periodo 1772-1773. Le cosiddette "figure ofuscate" vengono richiamate dalla mente del poeta che, adesso, si è trovato a rimembrare nel periodo più alto della sua vita. Le amicizie vecchie, oramai svanite a causa dei lutti o del corso della vita di Goethe, adesso vengono invocate tra una nebbia di ricordi giovani ed esuberanti. La dedica è un elegia nel contenuto e una strofa nella forma. Goethe fa appello al vento del sentimento per far suonare le Arpe Eolie e per illustrare la sua tragedia.
Prologo nel Teatro
[modifica | modifica wikitesto]Un Impresario, un Poeta e un attore discutono su come mettere in scena un buono spettacolo. L'impresario ammira la riuscita dell'opera in un quadro economico, facendo leva sulle tasche del pubblico; il poeta, invece, ammira la riuscita dell'opera in un quadro sentimentale e artistico, litigando con l'impresario; l'attore comico, infine, ammira un solo scopo: far divertire il pubblico. Alla fine l'impresario conclude con le seguenti parole: "Su queste quattro assi percorretemi l'arco tutto intero del creato e passate, rapidi ma cauti, dal cielo per il mondo giù all'Inferno (So schreitet in dem engen Bretterhaus / den ganzen Kreis der Schöpfung aus / und wandelt mit bedächt’ger Schnelle / vom Himmel durch die Welt zur Hölle!).
Prologo in Cielo
[modifica | modifica wikitesto]In questa scena, reminiscente della scommessa di Dio con Satana all'inizio del Libro di Giobbe, i tre Arcangeli ammirano l'opera del creatore, "insondabile" come la sua mente. Mefistofele, entrando in scena, critica la Terra e il genere umano, dicendo al Signore che l'uomo, usufruendo del "Lume Celeste" (la Ragione), è diventato "Più bestia di ogni bestia". Il Signore, scommetendo con Mefistofele, introduce Faust, il "Suo discepolo" (Meinen Knecht!). Mefistofele prende in giro Faust: dice che "Lo stolto non si ciba dei cibi della terra, la mente in fermento lo porta lontano, mezzo cosciente della sua pazzia", e scommette con il Signore che riuscirà a deviarlo dalla retta via. Il Signore non impedisce a Mefistofele di tentare e tormentare Faust, poiché "Finché cerca, l'uomo erra" (Es irrt der Mensch so lang er strebt).
La Prima Parte della Tragedia
[modifica | modifica wikitesto]Notte: Faust, Spirito della Terra, Wagner
[modifica | modifica wikitesto]La tragedia si apre propriamente con un lungo monologo di Faust, scienziato arrivato al limite della conoscenza umana. Faust dice di avere studiato ogni cosa, dalla filosofia alla teologia ("Filosofia ho studiato, diritto e medicina, e, purtroppo, teologia"), senza avere mai raggiunto il traguardo del piacere o della conoscenza assoluta. Faust dice che tutti gli anni di ricerca e di studio non gli sono valsi a niente, dato che si ritrova senza amore, passione, gratificazione o beni materiali. Arrivato ad un punto cieco nella sua ricerca, Faust, sfogliando un libro di magia, si imbatte nel segno del Macrocosmo, venendo attratto da esso ("A questa vista quale voluttà mi scorre ad un tratto in tutti i sensi!"), e decide di invocare lo spirito della terra. Lo spirito, emergendo da una fiamma, si mostra a Faust, e perché sia stato invocato. Faust, incapace di ammirare lo spirito, dice che è stato lui a chiamare lo spirito della terra, sentendosi simile a lui ("Sono io, sono Faust, sono tuo pari!/"Spirito attivo che abbracci il vasto mondo, come mi sento vicino a te!"), ma viene respinto bruscamente dallo spirito della terra ("Tu assomigli allo spirito che intendi, non a me!").
A quel punto, fa la sua entrata in scena il Famulus di Faust, Wagner. Faust si intrattiene per alcuni brevi istanti con Wagner, promettendogli una spiegazione più chiara la mattina seguente, dato che ora, a notte fonda, Faust non vuole essere disturbato. Faust, dopo che Wagner ha lasciato la stanza, inizia a ponderare il suicidio: ammirando una fiala con all'interno del veleno preparato appositamente da lui stesso, Faust, notando accanto alla fiala la coppa dei suoi avi (fatta d'oro e ornata con delle immagini di scene conviviali), decide di volgere lo sguardo al "dolce sole della terra", e si prepara all'atto supremo. In quello stesso momento, però, il suono delle campane di Pasqua portano Faust a ricordare i tempi più felici dell'infanzia, abbandonando ogni tentativo di suicidio.
Al Cancello della Città; passeggiata di Pasqua
[modifica | modifica wikitesto]Il giorno successivo, Faust e Wagner passeggiano per la città. Qui Goethe, dipingendo magistralmente un quadro di tutti i ceti sociali, illustra la vita mondana all'interno della piccola città dove abita Faust: gli studenti sono liberi di andare dove vogliono, e alcuni disputano se andare al Casino di caccia o vicino al mulino; i borghesi adulano delle giovani contadine; le donne borghesi, ammirando gli uomini che corteggiano le contadine, vengono deluse dalle aspettative della vita; un ubriacone canta; i contadini, riuniti in festa, cantano una canzone popolare; i soldati, in marcia, parlano delle ricompense e dell'azione che spetterà a loro in Turchia. Faust, passeggiando con Wagner, parla di come da giovane, aiutando suo padre, avesse condannato la popolazione locale con le loro pozioni funeste ("Insomma, noi con pozioni infernali funestammo questi monti e queste valli assai più della peste. Io stesso quel veleno l'ho dato a migliaia di persone"). Faust parla dello "sdoppiamento" della sua anima: da una parte c'è un sentimento che, sempre più forte, lo tiene aggrappato alla terra; e dall'altra parte, nel suo petto, c'è un sentimento che vorrebbe allontanarsi dalla vita ("A me nel petto, ah! vivono due anime, e l'una vuol dividersi dall'altra. In una crassa bramosia d'amore una si aggrappa al mondo con organi tenaci, e l'altra si solleva con forza dalla polvere, verso i campi di nobili antenati"). Intanto, Faust si è accorto che un can barbone si è appena avvicinato ai due sconosciuti. Wagner non vede niente di malvagio nel can barbone, ed è per questo che rimane scettico sulle parole che Faust rivolge al cane: "Non hai notato che in ampie spirali ci gira intorno sempre più vicino? E, se non erro, dietro le sue orme corre come una scia fosforescente. Alla fine, Faust decide di ospitare il can barbone nel suo studio.
Studio (I); scena dell'apparizione di Mefistofele
[modifica | modifica wikitesto]Tornato nel suo studio con il Can Barbone, Faust decide di tradurre il Vangelo secondo Giovanni (Giovanni 1:1 [1]). All'inizio Faust, per comprendere meglio il significato della frase "Logos" (parola), considera tre parole per la sua traduzione: Parola, Pensiero, Forza; alla fine, però, si sofferma su una sola parola: Atto. Intanto il cane inizia a ringhiare ferocemente appena ode le parole del vangelo declamate da Faust. Vedendo la scena davanti ai suoi occhi, Faust proclama lo scongiuro di quattro elementi: Silfide, Coboldo, Ondine e Salamandra. Presagendo che all'interno del cane alberga uno spirito maligno, Faust sfoggia il segno della croce e, a quel punto, il cane svanisce in una nube di fumo. Il cane si rivela essere un Diavolo di nome Mefistofele che subito si presenta a Faust come: "Lo spirito che nega", cioè come lo spirito che nega la pace e la vita agli esseri umani. Faust, per nulla temendo Mefistofele, chiede che cosa sia veramente: "Ma su, insomma, che cosa sei!", e a quel punto Mefistofele risponde che lui è: "Una parte di quella parte che una volta era tutto. Una parte dell'oscurità che generò la luce.", e propone a Faust di lasciarlo andare via per la notte. Faust chiede spiegazioni, e Mefistofele gli risponde che è bloccato nella stanza a causa di un piede di strega che era stato posizionato da Faust sulla porta: Mefistofele, come diavolo, può entrare a suo piacimento ma, a causa delle leggi infernali, è costretto ad uscire da dove è entrato. Faust, ammirando il fatto di avere il diavolo con sé, non lascia andare via Mefistofele. Allora Mefistofele, per mostrare i suoi poteri a Faust, lo inganna e, chiamando a sé un coro di spiriti, gli fa cantare una dolce canzone che faccia addormentare Faust. Il piano funziona, e Mefistofele riesce a fuggire comandando ad un topo di rosicchiare il piede di strega fisso vicino alla porta. Faust si risveglia e, con calma, attende l'arrivo di Mefistofele.
Studio (II); scena del patto
[modifica | modifica wikitesto]Mefistofele arriva nello studio di Faust per proporre un patto tra Faust e lui. Faust, scettico, all'inizio rifiuta di accettare un patto con un egoista come il diavolo. Mefistofele, però, facendo leva sulla ragione e sulla vita infelice di Faust, riesce a stringere un accordo con lui. Faust maledice la pazienza, la speranza, la fede, l'amore e la sapienza, e stabilisce subito le condizioni del patto: se, in un attimo di assoluto piacere, Faust sarà così invaghito da dire: "Arrestati! Sei così bello!", allora Mefistofele avrà vinto la scommessa e, come da patto, potrà avere l'anima e l'essenza di Faust. Mefistofele, in cambio, promette di servire Faust nella ricerca dei suoi piaceri. Firmato il patto con il sangue, Faust si prepara per il viaggio con Mefistofele.
Ad un tratto, però, uno studente bussa alla porta di Faust. Mefistofele, usando il suo acume, si traveste da Faust e, incitando il giovane a studiare e a godere un po' di alcuni dei piaceri della vita, lo sbeffeggia in modo cinico. Alla fine il matricolino chiede a Mefistofele/Faust di firmare il suo album, e Mefistofele accetta. Sull'album scrive: "Eritis sicut Deus scientem bonum et malum" (Genesi 3:5 [2] "Voi sarete come Dio, conoscendo il Bene e il Male), e manda via il matricolino.
Faust, uscendo dalla sua stanza, è pronto a partire con Mefistofele. Con un po' di aria calda, Mefistofele parte con Faust alla volta di Lipsia (il mantello che si gonfia con l'aria calda è un ovvio riferimento alla Mongolfiera, anacronistica per il tempo in cui si svolge il Faust).
La Cantina di Auerbach a Lipsia; scena studentesca
[modifica | modifica wikitesto]Faust e Mefistofele arrivano nella antica taverna di Auerbach, a Lipsia, dove quattro studenti universitari, Frosch, Siebel, Altamayer e Brander, ubriachi, si stanno divertendo con canzoni volgari. Mefistofele si avvicina agli studenti, cantando una canzone e promettendo ai quattro studenti tutto il vino che desiderano sgorgato da una sola botte. Gli studenti prendono subito in giro Mefistofele e Faust, poiché dicono che: "Sicuramente venite da Rippach. Avete già cenato da Hans?" (Rippach è una località che si trova tra Lipsia e Naumburg, ma nel gergo studentesco significa un luogo lontano e sperduto, segno che gli studenti vogliono difendere la loro città da due stranieri); Frosch difende Lipsia, chiamandola una: "Piccola Parigi" (questo termine venne trovato all'interno delle lettere di Goethe, diciassettenne, che nel 1766 era proprio a Lipsia a studiare giurisprudenza), un termine che era in uso ai tempi universitari di Goethe (1765-1768). Mefistofele prende una botte, e da essa fa sgorgare una serie diversa di vini, consona alle preferenze degli studenti. Alla fine, un po' di vino zampilla per terra, generando delle fiamme. I quattro studenti, inferociti dal trucco di Mefistofele, tirano fuori dei pugnali per attaccarlo. Mefistofele, con un incantesimo, fugge con Faust, lasciando sgomenti gli studenti che, per un attimo, erano stati incantati dalla magia di Mefistofele.
La Cucina della Strega
[modifica | modifica wikitesto]Mefistofele porta Faust all'interno di una cucina gestita da una strega, così che gli possa essere somministrato un elisir di giovinezza. Faust, sgomento, chiede a Mefistofele perché non possa preparare lui stesso, con le sue arti magiche, l'elisir. Mefistofele gli risponde che il diavolo ha l'arte per insegnare alle streghe come cucinare delle pozioni, ma non ha l'arte per farle lui stesso. All'interno della cucina vi sono dei Gatti mammoni che, giocando con Faust e con Mefistofele, non tendono bene al pentolone ribollente della strega, che subito emana un grido di dolore e, in una nube di fumo, appare. La strega, declamando le parole di un incantesimo, somministra l'elisir di giovinezza a Faust. Intanto, Faust è stato preso d'assalto da una apparizione allo specchio (apparizione reminiscente della Venere di Tiziano o di Botticelli). Mefistofele promette a Faust che, da ora in avanti, tutte le donne somiglieranno per lui a Elena.
Strada (I); apparizione di Margherita
[modifica | modifica wikitesto]Mentre passeggia in strada, Faust vede Margherita, una giovane donna di cui si innamora subito. Offre la sua mano alla giovane ("Mia bella damigella, posso ardire di offrirvi il braccio e la mia scorta?"), ma la giovane Rifiuta (Non sono bella né madamigella, a casa ci so andare senza scorta). Faust, tornando dalla passeggiata, comanda a Mefistofele di sedurre Margherita, ma il Diavolo non può nulla, dato che la giovane è pura ("È una creatura tutta innocenza"). Faust, minacciando di andarsene, ordina a Mefistofele di trovare un regalo per Margherita e di farlo arrivare fino alla sua stanza.
Sera
[modifica | modifica wikitesto]Mefistofele e Faust si intrufolano all'interno della stanza di Margherita. Mefistofele lascia uno scrigno all'interno dell'armadio di Margherita, mentre Faust, ammirando la calma e la solennità della stanza di Gretchen, si lascia andare al sentimento amoroso. Faust si sdraia nel letto di Margherita e, ammirando il pavimento e la sedia a dondolo, pensa che sia stata una fortuna di avere incontrato una donna così bella e dolce.
Faust, però, subito riconosce che la sua intrusione nella stanza di Margherita è stata un oltraggio, e per questo, appena Margherita sta per entrare, Faust scappa con Mefistofele.
Margherita, senza notare niente, si spoglia e canta la canzone del Re di Thule. Subito, dopo aver aperto l'armadio, nota che all'interno vi è uno scrigno pieno di gioielli.
Una passeggiata
[modifica | modifica wikitesto]Mefistofele scopre che i gioielli che aveva nascosto per Margherita sono stati dati ad un prete dalla madre di Margherita che, essendo stata informata dalla stessa riguardo allo scrigno, lo aveva dato al prete in cambio della promessa di "Doni Celesti". Mefistofele è giustamente arrabbiato, dato che il dono aveva richiesto del tempo per essere procurato. Faust ordina subito a Mefistofele di trovare un altro dono per la sua amata, e di andare direttamente a casa della vicina di Margherita per ottenere un incontro con lei. Mefistofele obbedisce.
La casa della Vicina
[modifica | modifica wikitesto]Margherita si presenta a casa della sua vicina, di nome Marta, per presentargli un nuovo scrigno pieno di gioielli più belli e più numerosi del precedente scrigno. Marta, che ha il carattere di una ruffiana, intima a Margherita di nascondere i Gioielli, per evitare che la madre ne venga a sapere. Mefistofele si presente come forestiero, venuto ad annunciare la morte del marito di Marta. Mefistofele dice che il marito riposa in pace a Padova, vicino alla Basilica di Sant'Antonio, e che nel suo viaggio aveva sperperato tutte le sue ricchezze. Il marito di Marta, che faceva parte di una ciurma di marinai, un giorno si era preso la parte del bottino di guerra che gli spettava dopo aver catturato una nave Turca; arrivato in Italia, il marito aveva speso tutti i suoi soldi nel gioco d'azzardo e in una prostituta, finendo per morire in povertà all'interno di una stalla. L'ultima richiesta del marito per Marta era stata quella di "far cantare per lui trecento messe", senza lasciare nessun bene materiale alla moglie.
Marta richiede un testimone per la morte del marito, e Mefistofele accetta, purché la giovane Margherita vegna ad incontrare il giovane misterioso (che altri non è che Faust). Marta e Margherita accettano.
Strada (II); incontro tra Faust e Margherita
[modifica | modifica wikitesto]Margherita e Faust passeggiano insieme, mentre Marta cerca di corteggiare Mefistofele, che subito si tiene neutrale riguardo alle lusinghe della donna.
Margherita, grazie all'auslio di una Margherita ("Mi ama, non m'ama"), decreta infine che Faust la ama veramente, e così si lasciano andare ad un bacio sfrenato.
Il Giardino di Marta; la "catechizzazione" di Faust
[modifica | modifica wikitesto]Margherita pone una domanda concreta a Faust: "Come stai messo a religione?". Faust risponde subito con una visione panteistica della religione; non rifiuta il cristianesimo, ma non appoggia il fatto che i due debbano avere la stessa religione per amarsi. Questa risposta mette a disagio Margherita, che subito prova un certo dubbio per le parole di Faust. Il loro incontro viene interrotto da Mefistofele, che intima a Faust di andare via a causa dell'ora. Faust saluta Margherita, e le promette amore.
Foresta e Grotta
[modifica | modifica wikitesto]In questa scena, Faust ringrazia lo spirito della terra per avergli concesso il dono dell'amore e per l'arrivo di Mefistofele.
Alla fontana
[modifica | modifica wikitesto]Margherita discute con Lieschen riguardo alla gravidanza e al disonore di Bärbelchen, una conoscente comune di Margherita e di Lisechen. Qui vengono denunciate le donne madri, e lo stigma sociale che ne deriva.
[modifica | modifica wikitesto]Alla Statua
[modifica | modifica wikitesto]Gretchen prega davanti all'immagine della Mater Dolorosa, implorando il perdono e la redenzione dal male che ha causato a sua madre (Faust aveva dato un sonnifero a Gretchen, dicendogli di somministrarlo alla madre in poche gocce per garantire un sonno profondo ad essa, così da stare in pace e in silenzio per tutta la notte).
Notte, strada davanti alla porta di Gretchen
[modifica | modifica wikitesto]Valentino, il fratello di Gretchen, è tornato a casa dopo la morte della madre. Nelle grandi taverne, quando i suoi compagni usavano scherzare sulle donne e sulle questioni di onore, Valentino era rimasto indifferente ad ogni commento. Ma adesso, tornato a casa e scoperto il segreto della propria sorella, pura come un angelo nei suoi occhi, Valentino si trova a non dire più niente di fronte all'onore e alla perseveranza. Faust e Mefistofele, intanto, si avvicinano alla casa di Margherita, e Valentino si nasconde per cogliere di sorpresa i due avversari.
Mefistofele canta una canzone sotto alla finestra di Margherita, venendo però scoperto dal fratello di Margherita e sfidato a duello. Durante il duello, Valentino viene ferito a morte dalla sciabola di Faust che, con l'ausilio di Mefistofele, aveva mosso la sua lama al momento giusto. Faust e Mefistofele scappano. Valentino, morente, confida alla sorella di essere solo: "Una donna senza onore. Oramai non serve più a niente nasconderlo". Valentino muore davanti agli occhi di tutti i cittadini.
Cattedrale
[modifica | modifica wikitesto]Margherita viene assillata da uno spirito malvagio durante le esequie di Valentino, e per questo sviene all'interno della cattedrale.
Notte di Valpurga
[modifica | modifica wikitesto]Sulle cime montuose del Brocken, nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio, si svolge un rituale di streghe: è la Notte di Valpurga. Faust, guidato da Mefistofele e da un fuoco fatuo, viene guidato al raduno di streghe e di stregoni. Faust si lascia alla danza con una giovane strega, parlando dell'albero della conoscenza e di un sogno. Faust, però, viene distratto da una visione che gli ricorda la sua amata Margherita, e per questo lascia il raduno di streghe e di stregoni.
Gioranta fosca, campagna.
[modifica | modifica wikitesto]Nell'unica scena scritta in prosa di tutta la tragedia, Faust maledice lo spirito della terra e Mefistofele stesso, arrivando ad accusare il compagno di averlo guidato lontano dalla sua amata che, adesso, è stata condannata a morte. Faust ordina a Mefistofele di salvare Margherita, così che possano consumare il loro amore in pace. Mefistofele accetta, e i due si incamminano verso il carcere.
Notte fosca, fuori dal carcere
[modifica | modifica wikitesto]Faust nota una congregazione di streghe vicino ad un patibolo già pronto per un esecuzione. Mefistofele dissuade Faust da quel luogo.
Carcere
[modifica | modifica wikitesto]Faust si introduce all'interno del carcere con l'intento di liberare Margherita, accusata di avere annegato il suo bambino a seguito di un attacco di follia. Margherita non riconosce più l'aspetto giovanile di Faust, ed è per questo che all'inizio intima all'uomo sconosciuto di allontanarsi e di lasciarle ancora un paio di ore per vivere. Faust, con parole dolci, si fa riconoscere da Margherita, che subito lo abbraccia. Faust prega Margherita di ragionare e di tornare alla libertà con lui. Margherita, però, rifiuta e, vedendo Mefistofele avvicinarsi, implora alle potenze celesti la salvezza. Mefistofele pronuncia la sentenza di Margherita: "È condannata!", mentre una voce dall'alto ribatte: "È salva!". Una voce pronuncia le ultime parole del dramma: "Heinrich! Heinrich!".
- ^ Prologo di Giovanni, su maranatha.it.
- ^ Eritis sicut Deus scientem bonum et malum. Genesi, su laparola.net.