Indice
Pratone
Pratone prodotto di disegno industriale | |
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Dati generali | |
Anno di progettazione | 1971 |
Progettista | (Giorgio Ceretti, Pietro Derossi, Riccardo Rosso) |
Profilo prodotto | |
Tipo di oggetto | seduta, |
Idea | una scultura a forma di prato gigante dove potersi sdraiare |
Concetti | eccentricità, decoro, creatività, |
Movimento artistico | pop art |
Produttore | Gufram |
Prodotto dal | 1971 |
Materiali | poliuretano espanso rivestito in vernice lavabile Guflac |
Tecnica di lavorazione | poliuretano schiumato a freddo. |
Pratone è un oggetto di disegno industriale progettato dai designer italiani Giorgio Ceretti, Pietro Derossi e Riccardo Rosso nel 1971 e messa in produzione nello stesso anno dall'azienda italiana Gufram. Si tratta di un prodotto molto rilevante nella storia del design italiano, è esposto in moltissimi musei d'arte moderna e di design (come per esempio al MART di Rovereto[1] ma anche al PLart di Napoli[2]), fa parte della collezione permanente[3] del Triennale Design Museum di Milano, dove è stato esposto durante la 4ª edizione di quest'ultimo "Le fabbriche dei sogni" nel 2011[4].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Si tratta di un oggetto che ruota attorno al concetto di massima espressione di creatività a discapito anche di esigenze funzionali. Non a caso Pratone oltre ad essere un'insolita seduta, dove l'utilizzatore si abbandona sdraiandosi in modo del tutto non convenzionale tra gli enormi morbidi fili d'erba che la compongono, è principalmente un'opera d'arte contemporanea decorativa, che racchiude quindi tutto il concetto di inutilità che porta con sé il termine "arte". La seduta è comunque funzionale nel suo scopo, permette quindi di raggiungere una posizione comoda anche se insolita.[5][6]
Forma
[modifica | modifica wikitesto]Si presenta come una grande porzione di prato i cui lati ondulati permettono di accoppiare più pezzi creando un vasto prato verde artificiale di grandi dimensioni; dalla base quadrata di ogni singolo pezzo si innalzano spessi fili d'erba sagomati orientati in modo diverso gli uni rispetto agli altri con una certa logica. Di colore verde molto vivace, Pratone è diventato presto un'icona dell'arredamento "pop" degli anni settanta e seguenti.[6]
Caratteristiche tecniche
[modifica | modifica wikitesto]Pratone è realizzato in un unico materiale, si tratta infatti di un unico pezzo in poliuretano espanso, schiumato a freddo e rivestito in vernice lavabile brevettata dalla Gufram stessa, denominata "Guflac". Il materiale ha una densità tale che permette agli steli di avere ottime proprietà meccaniche soprattutto per quanto riguarda la loro deformazione elastica; Gli steli infatti riprendono facilmente la forma iniziale dopo l'utilizzo.[6][7]
lato base quadrata | 140 cm |
altezza stelo | 95 cm |
peso | 52 kg |
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ MART: Il modo italiano, su mart.tn.it. URL consultato il 7 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2012).
- ^ architetturaedesign.it: Plart di Napoli, su architetturaedesign.it. URL consultato il 7 giugno 2012.
- ^ Collezione permanente Triennale Design Museum: Pratone [collegamento interrotto], su triennaledesignmuseum.it. URL consultato il 7 giugno 2012.
- ^ In vendita i Pratoni della IV Edizione Le fabbriche dei sogni, su triennale.it. URL consultato il 7 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2014).
- ^ www.scuola.com: articolo su Pratone, su scuola.com. URL consultato il 7 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 3 luglio 2012).
- ^ a b c d corriere.it (atcasa): scheda Pratone, su atcasa.corriere.it. URL consultato il 7 giugno 2012.
- ^ a b www.scuola.com: quote, illustrazione tecnica e descrizione, su scuola.com. URL consultato il 7 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 3 luglio 2012).
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pratone
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Pratone sul sito del produttore, su gufram.it.
- Pratone sul sito del progettista, su giannipettena.it. URL consultato il 7 giugno 2012 (archiviato dall'url originale l'8 maggio 2013).